Lo stillicidio quotidiano (morire lavorando)

Dieci!

Ieri sono morti, ufficialmente, dieci lavoratori.

Da domani io andrò al lavoro con un nastro nero sulla giacca.

 

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I miei bar

Da un anno più o meno capita, due volte alla settimana che, un po’ per coscienza ecologica, un po’ per povertà, che il martedì e il mercoledì vado al lavoro in autobus e lascio la vecchia macchinina a F, che le serve per il suo lavoro del martedì e del mercoledì. Un po’ per pigrizia, un po’ perché con l’autobus giungo al lavoro in tre quarti d’ora invece dei quindici minuti che ci metto con la macchinetta, quelle due mattine non faccio colazione a casa ma rotolo giù dal letto, raccatto in giro per la casa i pezzi di un aspetto decente, cioè accettabile in un ufficio, ed esco a caccia del bar.Ho provato per primo quello sotto casa, ha tre copie del Piccolo, il caffè medio, è silenzioso e spazioso ma le paste arrivano dopo le sette e trenta e io devo prendere l’autobus alle sette e trentacinque, inoltre spesso capita che vi giungano un po’ di ufficiali e sottufficiali del presidio che si trova proprio di fronte o del circolo ufficiali subito a fianco.Io non amo molto la categoria dei militari, soprattutto quelli in carriera e imboscati in un posto di tutta comodità. La mattina sono più scorbutico del solito, incrociare persone che mi stanno fortemente sulle palle è deleterio per i miei tentativi di sopravvivere alla schiavitù del cartellino da timbrare.F mi ha raccontato di quello più avanti, con la proprietaria simpatica. L’ho provato ma è un po’ squallidino, buio, ha solo delle buone brioss e medio caffé. Però il giornale c’è, spesso intonso. Il giornale è fondamentale, nelle mie colazioni al bar. Non lo leggo, faccio una rassegna stampa dei titoli, se vedo qualche articolo interessante me l’appunto mentalmente per leggerlo più tardi a scrocco da un collega e poi passo alle lettere dei lettori.Il mio viaggio quotidiano nelle proteste, nelle proposte, nelle denunce, nelle risposte, nelle precisazioni e nelle smentite mi aiuta a sentirmi ancora.Un paio di volte ho scritto pur’io al Piccolo. Un raccontino ironico sui disagi subiti in occasione di una nevicata eccezionale e un paio di proteste da bravo cittadino indignato.Sono stato pubblicato e ho pure ricevuto i complimenti da un collega per le peripezie descritte nel racconto sulla nevicata.Ammetto, mi sono sentito orgoglioso. Mi hanno pubblicato, come hanno pubblicato la signora che si lamenta delle cacche dei cani sotto casa, il vecchietto che ricorda ancora di come era Trieste al periodo della seconda guerra punica, l’assessore ex-picchiatore (e ancora un po’ rintronato) che giustifica il taglio e l’eliminazione di tutte le panchine di una piazza vicino a casa mia in funzione anti-barbone e anche a Claudio Magris che, riguardo alla vicenda delle panchine, dava sottilmente dell’imbecille all’assessore di prima e alla giunta comunale tutta.Ma sto divagando.C’è la torrefazione nella piazza pedonale del centro antico. Ottimo caffè, paste mediocri. Giornale disponibile ma barista rancidina.Ho provato pure il bar nella piazza "spanchinata". Bellino, ti danno pure il cioccolatino. C’è il giornale. Ma è stretto, piccolo, molto frequentato anche alle sette del mattino, le brioss sono sempre quelle, spesso non c’è il krapfen alla crema (la vera razione K!) e le tre bariste, molto carine e simpatiche, hanno una bella voce squillante e molta chiacchera da scambiare gli avventori abituali.Deleterio! Arriverei in ufficio già rintronato.C’è il bar davanti il teatro. Giornale, caffè ma, visto che è in una zona esclusivamente di uffici, e perdipiù pedonale, alle sette hanno appena tirato fuori le paste, congelate, dal forno. Incandescenti!Mi è capitato di dover aspettare troppo tempo che si raffreddasse una brioss piccola e friabile, ho dovuto pagare e schizzare alla fermata del bus mangiandola per strada. Così va a farsi fottere tutto il concetto di colazione come momento di preparazione e meditazione prima della rottura di coglioni quotidiana.Certo, non sono un samurai prima della battaglia, non devo essere perfettamente in equilibrio per poter affrontare il combattimento e la morte.Ma per lavorare in una multi bisogna essere calmi, rilassati.Non per rendere di più, ma per non cedere.Per non diventare un perfetto ingranaggio di una macchina inutile, elefantiaca, inponderabile, ingestibile, anche un po’ assassina.A meno di non nascondere il disagio di aver ceduto al leviatano alienandosi con il calcio, le auto, i gadget elettronici, i porno, l’ultimo modello di naik,il soft air, la strisciatina di coca, uno pestaggio di negri e marocchini… E divago ancora!Restava il bar di fronta alla fermata del bus. Ma quello è tutto un difetto.Piccolo.Posto su un angolo del corso, traffico continuo, specialmente furgoni di consegne.Paste congelate.Caffè mediocre.Barista lento e distratto.Comunque la sua vicinanza con la fermata non è un pregio, perché devo passare due semafori per raggiungerla, il bar è dall’altra parte della strada. Rischio di vedermi schizzare via il bus da sotto il naso.Il che mi farebbe incazzare assai.Frequentato da personaggi che non mi piacciono.Giornale spesso indisponibile.Ieri sera ho notato che il bar buffet dove vado a volte a bere un aperitivo aveva delle belle brioss di pasticceria, grandi e cremose. Ho guarddato a che ora apre; sei e mezza.Stamattina ho preso la bici e sono andato a vedere che offriva.Si trova sulla strada per l’autobus.Spazioso.Vuoto.Giornale intonso.Caffè buono.Vado verso il contenitore delle paste dove c’erano ancora le brioss che avevo adocchiato ieri e che vedo appoggiato a fianco?Una guantiera, un grande vassoio, coperto da un triplo strato di brioss, krapfen e ciambelle, un tripudio di creme, zuccheri e grassi. Freschi di pasticceria!E, fuori, i tavolini.Ho trovato il paradiso? 
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